Le Storie D’amore Finiscono Male… in Generale (Anne Fontaine, 1993)

Caro viandante,

L’illusione delle fiabe

Quando eravamo bambini, eravamo affascinati dalle fiabe.
Ogni storia terminava con un bacio e la promessa del “per sempre felici e contenti”.
A volte mi chiedo se dobbiamo vivere in una terra lontana e magica perché quelle storie diventino realtà.
Ma nella realtà, le fini che ho conosciuto erano molto più silenziose, e la fata madrina non si trovava da nessuna parte quando bisognava consolare un cuore spezzato.
Non ci sono castelli, né draghi uccisi, né streghe cattive ; solo la lenta violenza del silenzio e le battaglie notturne contro ricordi implacabili.

Se avessimo quelle sfere di cristallo capaci di rivelare il futuro prima del primo tocco, sceglieremmo di guardare come si svolgerebbe la storia con il nostro partner?
Sarebbe interessato a una relazione o a una situationship?
O perderebbe interesse perché trova il “per sempre felici e contenti” noioso e monotono?

Cinema e disincanto

La settimana scorsa ho guardato il film francese Les histoires d’amour finissent mal… en général.
È un film di Anne Fontaine, una delle mie registe preferite di sempre.
Il film sembra così rilassato, e l’atmosfera è davvero quella degli anni ’90.
Mi piace come Zina sia spensierata e la sua opinione sulla vita e sulla relazione.
A mio parere, il film è un po’ teatrale ; tuttavia spiega bene la natura dei personaggi e della storia.
Alla fine, proprio come il tema del film, anche la storia di Zina finisce male.
Dobbiamo cambiare questa mentalità secondo cui la promessa di un “per sempre felici” non è una verità, ma solo una consolazione.

E il peggio è che i ricordi non svaniscono mai dopo il cammino tra i roseti con il tuo ex.
È in quel momento che hai davvero bisogno di una pozione magica, qualcosa che allevi il dolore e calmi il cuore spezzato.
È un giorno normale in ufficio, ma l’odore del tuo caffè ti ricorda quel bar preferito dove andavate insieme.
Gli avevi dato un soprannome carino, e ora eviti tutto ciò che riguarda Winnie the Pooh. Quel piccolo orso ti ricorda tutti quei momenti divertenti che avete condiviso.
Perché avevi inventato quel nome? Forse perché era dolce e un po’ paffuto?
Comunque, è un buon modo per rovinare quel cartone per sempre.

L’eco che rimane

Sai, ci sono giorni in cui l’amore perduto ritorna senza preavviso.
Un profumo per strada, una canzone alla radio, una tazza di caffè dimenticata sul tavolo… e all’improvviso tutto si risveglia.
Queste piccole cose, così banali in apparenza, diventano messaggere del passato : ricordano una voce, una risata, un gesto, uno sguardo quasi cancellato dal tempo.
Crediamo di aver voltato pagina, eppure una semplice sfumatura di luce, una parola detta per caso, bastano a riaprire la ferita.
È una memoria involontaria, quasi proustiana, che resuscita l’amore come un fantasma tenero e crudele insieme.
E all’improvviso, queste nuvole di memoria possono oscurare la tua giornata ; non capisci davvero cosa stia accadendo.
Pensi che non sorriderai mai più.

Quest’eco è al tempo stesso un dono e una maledizione : consola, perché prova che l’amore è davvero esistito, ma tormenta, perché sussurra che non tornerà più.
Il tempo, con tutta la sua benevola illusione, non guarisce davvero ; trasforma il dolore in risonanza, in traccia sottile nascosta nel profondo di sé.
Finisci per convivere con questi echi, come con voci interiori che ti accompagnano, invisibili ma costanti.

Gli echi dell’amore somigliano alle ultime note di un brano di pianoforte, sospese nell’aria a lungo dopo che il pianoforte si è taciuto.
O a un’ombra fedele, rimasta sul muro quando il corpo è scomparso.
Forse l’amore non muore mai davvero : si trasforma, persiste, nella lenta vibrazione del ricordo.

Trasformazione e continuità

Forse ogni storia d’amore finisce male, ma gli echi la salvano dall’oblio.
Ciò che rimane non è il dolore stesso, ma la sua risonanza sottile : un profumo che ritorna per caso, una melodia ascoltata distrattamente, una parola che riapre l’antica tenerezza.
L’amore, anche quando muore, lascia tracce invisibili che si intrecciano alla nostra memoria, come fili di luce che nessuna oscurità riesce a spegnere del tutto.

Col tempo impariamo a convivere con questi echi.
All’inizio fanno male, come un suono che non vuole svanire ; poi diventano parte di noi, un battito lontano che accompagna il nostro cammino.
Forse l’amore non è fatto per durare, ma per trasformarsi : per diventare una presenza silenziosa, una dolce nostalgia che ci ricorda di essere stati vivi, vulnerabili, umani.

Così, anche quando tutto sembra perduto, qualcosa continua a vibrare nell’aria : un ricordo, un’immagine, un sogno, l’ultimo segno di ciò che siamo stati insieme.
E in quella vibrazione, forse, l’amore non finisce mai davvero.

Coda

Allora, mio caro viandante, che ne pensi?
Tutte le storie d’amore finiscono davvero male, alla fine?

Dall’errante all’errante,
Orlando.